il triplete: stesso stadio, stesso avversario, stesso risultato. La parata della vita dello svizzero rievoca quella del brasiliano su Messi
Le leggende si ripetono, cambiano solo gli interpreti. Quattordici anni dopo, al Camp Nou, contro il Barcellona, in semifinale di Champions League, un portiere dell’Inter compie un miracolo che entra nella storia. La cornice è identica, cambia solo il protagonista: non più il brasiliano Julio Cesar, ma uno svizzero dagli occhi di ghiaccio cresciuto tra neve e laghi, lontano anni luce dalle spiagge carioca.
Il momento della verità: minuto 113
Il cronometro segna il 113° minuto di una sfida epica, una battaglia calcistica destinata a entrare negli annali. Lamine Yamal, diciassette anni, capelli dorati e apparecchio ai denti, calcia un sinistro velenoso che sembra destinato all’incrocio dei pali. Sarebbe il gol che spezzerebbe il sogno nerazzurro, la rete che manderebbe l’Inter a casa proprio quando la finale sembrava a un passo.
Ma Yann Sommer si allunga, si estende oltre i suoi limiti fisici, e con un colpo di reni prodigioso devia quella palla di fuoco diretta all’incrocio. Una parata impossibile che riecheggia quella di Julio Cesar su Messi del 2010, stesso stadio, stesso avversario, stessa importanza capitale.
La confessione del portiere
“È stata una parata speciale, la ricorderò per tutta la vita. Sono felice che quel tiro non sia entrato”, confessa Sommer con gli occhi lucidi nel post-partita. Parole semplici che racchiudono la grandezza del momento, la consapevolezza di aver scritto una pagina di storia del club.
Gli interisti sparsi per il mondo, tra un abbraccio e l’altro sotto la pioggia battente, hanno rivissuto sensazioni dormienti da quattordici anni. Come non pensare a quella serata del 2010, quando Julio Cesar fermò Messi con un intervento sovrumano, preludio alla corsa di Mourinho tra gli irrigatori accesi e al Triplete che sarebbe arrivato di lì a poco?
La partita perfetta dello svizzero
Ma ridurre la prestazione di Sommer alla sola parata su Yamal sarebbe ingeneroso. Lo svizzero ha disputato una partita monumentale: 61 palloni toccati (solo Bastoni ne ha giocati di più, 64), nove lanci positivi e sette parate complessivamente. Un regista aggiunto, un leader silenzioso che ha guidato la difesa nerazzurra in una serata complicatissima.
“Yamal è un giocatore fortissimo, ma noi siamo riusciti a rimontare. Quando tante squadre incassano il 3-2 sono stanche, noi no”, ha spiegato nel post-partita, omaggiando anche i compagni Acerbi e Frattesi per la prestazione straordinaria.
Il sottovalutato che medita
Chiamatelo sottovalutato, se volete. Yann Sommer è abituato a dribblare i riflettori fin dall’inizio della sua carriera. Mai considerato tra i top assoluti del ruolo, ha costruito la sua grandezza passo dopo passo, partita dopo partita, parata dopo parata.
Nel tempo libero, per migliorare le sue prestazioni, si dedica alla meditazione e allo yoga. “Rilassarsi dopo una partita è fondamentale, bisogna trovare dei momenti di sfogo”, ha rivelato in passato. Disciplina mentale e controllo emotivo sono le sue armi segrete, quelle che gli permettono di mantenere la concentrazione nei momenti decisivi, come al 113° minuto di una semifinale di Champions.
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Una notte indimenticabile
Stasera, quando rientrerà a casa dopo un 4-3 che entrerà nei libri di storia del calcio, Sommer farà un’eccezione alla sua solita routine. Niente meditazione, niente yoga. Solo lo smartphone, l’audio al massimo volume e un meritato momento di puro relax. Perché certe notti non si dimenticano, certe parate diventano immortali.
Dal Triplete del 2010 a un’altra possibile notte magica a Wembley. L’Inter sogna, Sommer guarda in alto con i suoi occhi di ghiaccio. E Julio Cesar, da qualche parte nel mondo, sorride compiaciuto: la sua eredità è in buone mani. Il testimone è stato raccolto nel modo più spettacolare possibile, con una parata che vale una finale.
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